ROMA.”Renzi non faccia furbate, perché poi rischia di pagarne le conseguenze. Non pensi di tirare fuori un nome all’ultimo momento come il coniglio dal cappello, perché allora non sarebbe commestibile”. È l’avvertimento di Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, senatore della sinistra dem.
Sposetti, però a quanto pare Renzi apre alla “ditta”, alla minoranza del partito?
“Bene. Però per scegliere il candidato alla presidenza della Repubblica è giusto che il segretario, pur nella riservatezza degli incontri, mostri anche la massima trasparenza. La trasparenza serve anche a recuperare il consenso dei cittadini”.
La sinistra dem farà una rosa di nomi?
“Renzi ha il diritto-dovere in quanto segretario del Pd di dirigere, ascoltando le ragioni della minoranza. Spetta però a lui presentare una candidatura che raccolga il massimo dell’unità. Non è opportuno che la minoranza esprima una rosa di nomi”.
Ma lei ce l’ha qualche nome?
“C’è un presidente, fino a prova contraria, non è ora di fare nomi”.
Meglio una donna?
“Decide il segretario”.
Un cattolico? Qualcuno che venga dai Ds? O un tecnico prestato alla politica?
“Proponga Renzi. Se il Pd ne esce bene, ne esce bene l’Italia. Deve avere certamente prestigio internazionale, avere il massimo consenso da parte delle forze parlamentari. Anche se è evidente che, visto il Patto del Nazareno con Berlusconi sulle riforme, non si può cambiare linea”.
Quindi deve trattarsi di una figura che piaccia al centrodestra?
“Sì, e mi pare legittimo”.
Crede anche lei come Renzi che il nuovo capo dello Stato si possa eleggere al quarto turno?
“Il presidente del Consiglio ha tutte le condizioni perché questo accada. Parlare del quarto turno del resto è la sicurezza totale. Non so se Renzi pensa di adottare nelle votazioni precedenti la scheda bianca…”.
Insomma è ottimista?
“L’ottimismo è un’altra cosa. Penso che, se non sbagli mosse, puoi tirare un buon rigore”.
C’è sempre l’incognita dei “franchi tiratori”: lei ha detto che potrebbero crescere, non più i 101 di Prodi ma 202. È una provocazione?
“Ci sono per forza. Il Grande Elettore è solo con la sua convinzione politica, la scheda e la matita. Pensiamo alle lotte interne alla Dc che affossarono Forlani, Fanfani e Andreotti”.
Stesso copione nel Pd nel 2013?
“Fu grave la rotta ondeggiante per cui si passò dall’accordo con Berlusconi su Marini a quello con la sinistra su Prodi”.