Se basta essere amici o parenti… Giustizia e giustizieri

di Emanuele Macaluso

Sul Fatto di oggi ho letto che l’onorevole Sposetti è amico di un indagato. E quindi, nella logica del Fatto, è come se fosse indagato anche lui. E se fosse amico di un imputato? E se fosse amico di un condannato? Sarebbe condannato anche lui? Mi pare che questo la dice tutta sulla concezione che hanno in questo giornale della libertà e della giustizia.

 

Ieri in tv avevo sentito un parlamentare grillino dire che la Ministra Madia è parente dell’avvocato Titta Madia che difende Incalza. E se fosse parente – dico, parente – dell’avvocato – dico, dell’avvocato – di un condannato, dovrebbe rispondere di qualcosa anche anche lei?

Di fronte a fatti che sono anche molto preoccupanti e seri, con l’evidenza di fenomeni corruttivi molto gravi e diffusi, quello che emerge è l’utilizzo, anche per responsabilità di alcuni magistrati, di pezzi di indagine e di intercettazioni per spruzzare fango su persone che non hanno nulla proprio nulla a che fare col fenomeno che si vuole colpire.

I magistrati hanno riflettuto sul fatto che questo modo di agire mette poi in discussione lo stesso strumento delle intercettazioni che, invece, se utilizzato correttamente, è indispensabile per combattere la corruzione, la mafia e altri reati? È successo già altre volte. Coloro i quali si presentano come giustizieri operano in modo da mettere in discussione poi un’opera di giustizia.